mercoledì 21 dicembre 2011

City-352


Photo-action, il gesto fotografico

Mi sono chiesto, quando ho iniziato a pubblicare le fotografie di questo blog, se veramente c'era bisogno di altre immagini, se il tempo e lo sforzo che avrei impegnato sarebbero stati utili o necessari a qualcuno o qualcosa.
La risposta oggi, dopo alcuni mesi, è no, effettivamente non ce ne è bisogno: in generale siamo sommersi, media vecchi e nuovi ci bombardano con immagini, più o meno patinate, più o meno significanti. Abbiamo appena il tempo di indignarci davanti alla TV per una ragazza ridotta in fin di vita dai calci dei soldati o per una centrale nucleare che esplode, con la forchetta sospesa tra il primo e il secondo piatto della cena, senza che questo ci possa rovinare però il dessert…
Ciò di cui c'è bisogno è di una presa di posizione, sulla lettura della realtà e sul significato delle nostre esternazioni, sulla loro efficacia, anche in forma di immagini.
Da questo scaturisce l'esigenza di un gesto,  ovvero di una "sensibilità" nuova al "mondo sensibile" che reiteri la coscienza della realtà, della vita e anche di se stessi.
Nel mio caso un gesto fotografico, un'atto di conoscienza: la restituzione di una realtà precaria, instabile, sul punto di esplodere. Un gesto fotografico che sia esso stesso protagonista dell'immagine, e quindi un'immagine che sia registrazione di un gesto, un'immagine non assimilabile ad una categoria predefinita: paesaggio, ritratto, fashion, glamour.
Per il momento continuerò a chiamarla photo-action, fotografia d'azione, domani forse cambierò.

Rompikapo

sabato 2 luglio 2011

Rompikapo Photobook #5

Rompikapo Photobook #5

Kafka - fuggire altrove

Là dove ho vissuto ero rimproverato, giudicato, sconfitto; e fuggire altrove mi procurava una tensione estrema, ma non era fattibile, si trattava di una cosa impossibile, irraggiungibile con le mie forze, senza eccezione di sorta.
da Franz Kafka
"Lettera al padre"

venerdì 1 luglio 2011

photobook #5

rompikapo photobook #4

Un fotografo transitivo e pendolare

Un fotografo transitivo e pendolare registra frammenti di realtà urbana, riportando dettagli altrimenti inutilizzabili e fornendo un quadro sconcertante e precario, in perpetuo equilibrio tra disgregazione e forza rigeneratrice. La pratica fotografica abbandona la perizia tecnica per sperimentare modalità basate sull'idea dell'azione cognitiva, l'indagine sperimentale non votata alla ricerca del metafisico quanto piuttosto alla riscontranza di strutture comuni nell'essere, avere, divenire. In pratica la banalità dell'agire quotidiano, la possibile reinterpretazione dell'archelogia contemporanea, o ancora un respiro prima di ricominciare a lottare.

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